Ricordo di una Sportful (Dolomiti Race Marathon), quella del 2012
Un’immagine chiara, nitida, indelebile nella mente e
nel cuore, mi accompagnerà per tutta la vita (e penso oltre): due biciclette
appoggiate una all’altra al ristoro, come quando da bambini ci insegnavano a
fare i castelli di carta; due biciclette cariche di emozioni e ricordi, vissuti
e da vivere, trasfigurazione di chi le guida pensando che con quelle si possa
volare a cavallo anche dei propri sogni.
E così è: sulle bici prendiamo quello che per noi è il
nostro volo, parafrasi di ogni viaggio, ma soprattutto del nostro viaggio
attraverso mille peripezie che la vita ci fa incontrare e, così come la vita di
ognuno di noi è diversa per ognuno di noi, lo stesso è stato domenica scorsa:
ognuno di noi ha vissuto la corsa in maniera simile, ma differente. Soffrendo
tutti, ma di una sofferenza purificatrice, che riduce tutto, che raffina tutto
quanto e smussa ogni spigolatura, facendoci apparire solo ciò che è…davanti a
noi, stravolti dallo sforzo; tutte le ‘stupidaggini’ della vita sparivano e
davanti agli occhi tutto si riduceva alle sole cose veramente importanti: gli
Amori, i Figli, l’Energia che anima ogni creatura e la rende speciale, perché
la volontà dell’uomo è speciale e fa fare cose inimmaginabili, come arrivare al
traguardo di qualcosa oltre le proprie forze e non di poco: ed è allora che
capisci di che pasta sei fatto !
Quando prendi un sacco di botte e vai al tappeto tutto
ti fa male, ogni muscolo urla di dolore, allora sarebbe normale e facile
adagiarsi e rimanere fino a che venga contato il dieci del KO, ma, se hai il
coraggio di rialzarti e continuare a combattere un altro round, hai capito che
la forza che ci rende vivi ha preso il sopravvento ed abbiamo lasciato e
permesso che qualcosa di più grande di noi venisse alla luce in questo mondo:
il coraggio e l’incoraggiamento di chi ti sta vicino è un’arma potentissima !
La fratellanza è un qualcosa di speciale. Avere avuto
accanto due amici come Michele e Guido è stato impagabile: aver vissuto una
giornata come quella insieme a loro mi ha dato la possibilità di capire cosa
vuol dire avere dei fratelli e che tutti, volendo, possiamo esserlo.
Non dimenticherò mai lo sforzo dipinto sul volto di
Michele che imperterrito, pedalata dopo pedalata, lottava contro la montagna:
mi sembrava di vedere un fumetto sulla sua testa con scritto: “Sono piccolissimo
in confronto a te, montagna, ma la Forza che ho dentro è più grande della tua
maestosità e riuscirò a scalarti !”.
Non dimenticherò mai la sensazione di orgoglio che ho
provato ad indossare la stessa maglia di Guido, che pedalava davanti a me e
Michele. A tutti e due sembrava di vedere con gli occhi del cuore, un ragazzo
di vent’anni che girandosi ci sorrideva ed incitava, mentre io dicevo a
Michele: “Lo vedi quello lì, è il più grande, ha quasi un sessanta, ma è qui a
dire: - “Ehi, ci sono anch’io !” - e non sommessamente, ma gridandolo !”
Ripensando all’arrivo: la felicità di aver tagliato il
traguardo (finalmente la fatica era finita) è stata poca cosa, in confronto a
quanto sentivo accadere pochi metri dietro di me: la speaker della
manifestazione e le persone intorno al traguardo, celebravano l’arrivo di
Michele come quello di un eroe vincitore e giustamente, ma sapevo in cuor mio
che quelle parole lui le sentiva a malapena, erano secondarie a quello che in
quel momento palpitava come desiderio in cuor suo: venire subito dal suo
‘compagno’ d’avventura per stringergli la mano !
Grazie Guido, grazie Michele: è stata una giornata
indimenticabile !
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